mercoledì 29 agosto 2012

Sughetto alle melanzane di Partinico.



La ricetta di questo sughetto alle melanzane mi è stato suggerita in fretta e furia una sera da mio cognato Giulio Partinico che, in quanto siciliano d'origine, di melanzane s'intende assai.

Friggere in un padellino melanzane q.b. tagliate a dadini (usare olio di semi). Per friggere bene, le melanzane devono essere "immerse" nell'olio.
Quando i dadini diventano dorati e croccanti depositarli su uno/due fogli di carta assorbente, per far assorbire un po' l'olio, altrimenti rimangono indigesti e pesanti.






In un padellino, soffriggere nell'olio (questa volta di oliva) uno/due spicchi d'aglio schiacciati e aggiungere poi passata di pomodoro e qualche foglia di menta. Lasciare andare a fuoco lento per un po' (un quarto d'ora - venti minuti).
Aggiungere infine i dadini di melanzane. Chi non sopporta l'aglio può eliminare gli spicchi (se riesce a trovarli…)
Io ho provato questo sugo con le orecchiette e l'ho trovato un ottimo abbinamento, ma credo possa andare bene con qualsiasi tipo di pasta.

Se volete dormire sonni tranquilli, vi ci vorranno diverse ore per digerirlo, quindi meglio a pranzo che a cena.

mercoledì 22 agosto 2012

L'immaginazione dello scrittore.

Anche la storia più eccitante, raccontata da un amico con il commento fatale «tu sì che puoi farne un racconto straordinario», non avrà alcun valore per lo scrittore. Se è un racconto è già un racconto. Non richiede l'immaginazione di uno scrittore; la sua immaginazione e la sua mente lo rigettano, in senso artistico, come la sua carne rigetterebbe il trapianto di carne altrui. Un celebre aneddoto su Henry James riferisce che quando un amico cominciò a raccontargli «una storia», James lo fermò dopo le primissime parole. James aveva sentito abbastanza, e preferiva lasciare il resto alla sua immaginazione.
Patricia Highsmith, Come si scrive un giallo

lunedì 13 agosto 2012

Come una sirena.



Ma basta: questa è dunque la tua casa, e tu ci tornerai sempre, ne sono sicuro, perché, a casa, sempre ci si ritorna; e anche per te è un giardino fatato, questa mia isoletta.
Ci tornerai sempre, sì; però, aggiungo: non ti ci fermerai mai molto tempo. Su ciò, caro padroncino, non voglio farmi illusioni. Quelli come te, che hanno due sangue diversi nelle vene, non trovano mai riposo né contentezza; e mentre sono là, vorrebbero trovarsi qua, e appena sono tornati qua, subito hanno voglia di scappare via. Tu te ne andrai da un luogo all'altro, come se fuggissi di prigione, o corressi in cerca di qualcuno; ma in realtà inseguirai soltanto le sorti diverse che si mischiano nel tuo sangue, perché il tuo sangue è come un animale doppio, è come un cavallo grifone, come una sirena. E potrai anche trovare qualche compagnia di tuo gusto, fra tanta gente che si incontra al mondo; però, molto spesso, te ne starai solo. Un sangue misto di rado si trova contento in compagnia: c'è sempre qualcosa che gli fa ombra, ma in realtà è lui che si fa ombra da se stesso, come il ladro e il tesoro, che si fanno ombra uno con l'altro.
Elsa Morante, L'isola di Arturo

venerdì 3 agosto 2012

Vacanze a Milano Marittima / la partenza.


Le mie vacanze da bambina erano sempre nello stesso posto: alla Pensione Il Cigno di Milano Marittima, quando Milano Marittima non era ancora località vip. Ricordo che i miei compagni delle elementari, quando dicevo che andavo in vacanza a Milano Marittima, mi guardavano con incredulità e stupore. Che potesse esistere una città con quel nome, e che fosse sul mare. All'epoca, infatti (anni '80) le mete più frequentate della Riviera Romagnola erano Rimini, Riccione, forse Cesenatico, Cervia.
Si partiva sempre all'alba, prima dell'alba, verso le cinque. Si doveva «viaggiare col fresco». L'auto era infatti una semplice Fiat Uno nera, in cui ci stavano tutti i bagagli, senza portapacchi, senza aria condizionata, senza seggiolini, senza attrazioni di nessun genere, con i finestrini che scendevano con la manovella e si bloccavano a metà. Mia sorella, che era più piccola, aveva diritto a sdraiarsi occupando quasi tutto il sedile posteriore, io dovevo restare seduta di fianco, e di solito dopo neanche un'ora di viaggio avevamo già litigato. Milano Marittima sembrava la città del regno di Molto Molto Lontano, e quando alle nove di mattina arrivavamo alla Pensione Il Cigno ci sembrava di aver attraversato l'oceano. Ma la giornata era ancora lunga, e si poteva già andare in spiaggia.