venerdì 25 gennaio 2008
Caramello e caramelle.
Ma pare che la parola a noi sia arrivata dallo spagnolo caramel, poi caramelo: e infatti in spagnolo caramelo indica sia il caramello che la caramella.
C'è poi chi sostiene (la Crusca) che nell'origine della parola sia intervenuto l'arabo con "kora" (piccolo globo) e "mochalla" (cosa dolce): "piccolo globo dolce".
Ma c'è una parola spagnola che, perlomeno in Argentina, usano per indicare la caramella (e che solo a sentirla pronunciare ti fa venire l'acquolina in bocca): golosina. Secondo me è la più azzeccata di tutte.
giovedì 24 gennaio 2008
Per il caramello bisogna saper aspettare
La prima volta è stata un disastro totale, ma mi mancavano le basi. Pensavo che per fare il caramello bastasse mettere un po' di zucchero sul fuoco. Volevo ricreare quegli spiedini di frutta caramellata che anni fa si vendevano sulle spiagge dell'Adriatico: come risultato ho ottenuto solo dello zucchero raggrumato (che abbiamo mangiato lo stesso, insieme ai chicchi d'uva), e addio ricordi d'infanzia.
Poi, grazie ai consigli dello chef Gusmò, ho capito due cose: che bisogna aggiungere l'acqua (per 100 gr. di zucchero un bicchiere d'acqua fredda) e che bisogna sapere aspettare... aspettare... aspettare. Fuoco alto, e sguardo attento. Vietato mescolare, e vietato allontanarsi. Gurdando lo zucchero bolleggiare, assumo l'espressione del genitore ansioso sulla culla del neonato: il tempo si dilata e mi ritrovo a pensare: succederà qualcosa? Come ho detto: bisogna saper aspettare. Ed essere pronti a intervenire quando la cremina comincia a diventare marrone: togliere dal fuoco, dare una mescolata col movimento della mano, rimettere sul fuoco e ritogliere, fino a quando non diventa un tutto ben amalgamato. Ma attenzione che si solidifica in fretta e che se lo si lascia troppo sul fuoco, prende un sapore amarognolo di bruciato...
martedì 22 gennaio 2008
Quarantasette.Oggi è morto un bosco.
domenica 20 gennaio 2008
Atè logo.
Vedevo gli occhioni delle piccole elemosinare minuti, hanno provato a strappare secondi, come fanno tutti i bambini che non vogliono andare a letto, prendendo tempo, togliendosi le scarpe, parlando del più e del meno, di Garfield alla televisione, dei pesci nell'acquario, di cani e padroni. Ma Ieieza e Guidinho sono stati irremovibili (come due bravi genitori). Abbracci, saluti, promesse, bacini.
Il brutto dell'essere adulti è che non puoi metterti a piangere davanti ai bambini, dire che ti mancheranno. A loro passerà in fretta, immersi nei colori dell'estate brasiliana, con il Carnevale alle porte; io ho come la sensazione che questa nebbia padana non farà che aumentare la saudade di questi giorni, giorni senza brezza e senza luna.
Li ho fatti uscire dall'armadio, così com'erano arrivati.
venerdì 18 gennaio 2008
Etcì.
domenica 13 gennaio 2008
Quarantasei. Adamo ed Eva.
sabato 12 gennaio 2008
Quarantacinque. Catena di montaggio.
Comunque poteva capitarmi di peggio. La tipografia mi ricorda i miei diciotto anni, quel luglio passato a racimolare quattro soldi per pagarmi la patente.
E quello che devo fare non è così difficile: piego la scatola, passo la colla, faccio aderire le estremità, metto da parte. Moltiplicato per mille (per circa otto ore). In piedi. Al freddo (è saltato pure il riscaldamento). Col rumore delle macchine nelle orecchie e con il sapore del piombo in bocca. Poi (per altre otto ore), cambio operazione: apro l'agenda, incollo l'etichetta, infilo la rubrica, piego la scatola, infilo l'agenda nella scatola (moltiplicato per millecinquecento). Dopo un po' mi accorgo che le mani vanno da sole; la mia mente è partita verso terre lontane, al caldo, in mezzo al mare. Amen.
venerdì 11 gennaio 2008
Quando le cose cominciano a marcire.
Quando apri il frigo, e senti un odore indefinito, di cose andate a male, e guardi e scruti, e ti sembra che sia tutto a posto, e richiudi il frigo e il giorno dopo o forse due giorni dopo lo riapri e senti lo stesso odore di avariato che è quasi diventato rancido, ma ancora non riesci a capire cosa sia a puzzare, è arrivata l'ora di guardare la data di scadenza dei pochi superstiti ingredienti dei tuoi pasti improvvisati, delle mostarde o dei barattolini di creme e tapenades, annusare il litro di latte che è aperto da almeno una settimana, provare a girare la melanzana che hai comprato per Natale e vedere se per caso ha la muffa sul culo, aprire i tupperware che hai riempito di avanzi di non si sa quando per non si sa quando, smettere di mangiare fuori e ricordare quand'è stata l'ultima volta che hai fatto la spesa. Poi ti siedi, e rispondi a una mail. E aggiungi "liberare frigo" e "fare spesa" all'elenco di cose da fare.
giovedì 10 gennaio 2008
Assassination tango
Chissà, magari, un giorno...
mercoledì 9 gennaio 2008
Quarantaquattro. Le chiavi per uscire.
domenica 6 gennaio 2008
Los Reyes.
Ya vienen los Reyes Magos
Por los arenales
Ya le traen al Niño
Mantilla y pañales
Oro trae Melchor,
Incienso trae Gaspar,
Oro, incienso y mirra
El rey Baltasar.
In Spagna il 6 gennaio è "el dia de los Reyes Magos", "il giorno dei Re Magi": quello che i bambini aspettano tutto l'anno. La Spagna è infatti uno dei pochi Paesi dove ancora i regali si portano per la ricorrenza dell'Epifania.
Melchor, Gaspar y Baltasar arrivano il pomeriggio del 5 gennaio con un grande corteo, la Cabalgata de los Reyes Magos, che sfila per le vie principali fino a tarda sera: carrozze, cammelli, elefanti, cavalli, carri colmi di doni, giocattoli, caramelle e dolci sogni e un seguito di scudieri e damigelle pronti ad aiutarli, dopo la sfilata per le vie della città, a depositare i doni davanti alle scarpe che ogni bambino ha lasciato nella stanza dove si è allestito il presepe oppure nel salotto.
Per fortuna la piccola Ari quando domani tornerà all'asilo e le chiederanno: "¿Qué te han traido los Reyes Magos?, avrà qualcosa da rispondere: "delle ciabattone e lo zaino della Pimpa. Non so chi è ma mi sta simpatica".
sabato 5 gennaio 2008
venerdì 4 gennaio 2008
Quarantatre. Cambiamenti climatici.
giovedì 3 gennaio 2008
Neige.
mercoledì 2 gennaio 2008
Io non marcio, cammino
martedì 1 gennaio 2008
Un tango per iniziare l'anno.
L'anno nuovo inizia con un tango: due corpi che si muovono come uno solo, una rotta per i mesi a venire, di abbracci e improvvisazione, abbandono e passione. La mente assopita riposa, e il corpo inizia a parlare col suo linguaggio di sguardi e di sensi.